Cultura

Quando i diritti umani si scrivono con “La macchina per cucire”

La Redazione
La macchina per cucire
Il volume firmato dall'autrice Valeria Patruno e dato alle stampe da Giazira Scritture sabato 24 - a partire dalle 19 - farà tappa a Corato, nella libreria Ambarabacicicocò
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Si intitola “La macchina per cucire” ma è un viaggio nelle periferie del Mozambico, del Kosovo, Pakistan, della Cina e del Messico. Conduce alla ricerca di un senso per la difesa dei diritti dei tanti esseri umani nati nel Sud del mondo.

È il volume firmato dall’autrice Valeria Patruno e dato alle stampe da Giazira Scritture. Il tour di presentazione del libro sabato 24 – a partire dalle 19 – farà tappa a Corato, nella libreria Ambarabacicicocò.

Il libro
«Le vittime del crollo del Rana Plaza a Savar, in Bangladesh nel 2013, l’emergenza umanitaria provocata dal ciclone Nargis abbattutosi sulla Birmania nel 2008, la delicata questione dei diritti dei lavoratori in Cina. Problematiche lontane da noi nello spazio e nel tempo.

Ma siamo sicuri che tutto questo non ci riguardi da vicino? Possiamo veramente essere orgogliosi del progresso dell’Occidente sul fronte dei diritti dell’uomo, ignorando quanto accade nelle periferie del mondo “perché tanto da quelle parti sarà sempre così”?

Questo libro è un viaggio che chiama tutti a raccolta: dalla politica alle istituzioni, fino al semplice cittadino. Non perché, appena finito di leggere, si scenda per strada sbandierando idealismi e indignazione. Ma perché ci si prenda il tempo di riflettere, concedendosi un piccolo spazio entro il quale smuovere la coscienza. Portandoci a guardare cosa accade lontano dal nostro centro. Nelle periferie del mondo, appunto».

L’autrice
Valeria Patruno, laureata in scienze politiche, vive a Bari. Svolge attività di cooperazione internazionale da oltre quindici anni. Ha collaborato con agenzie delle Nazioni Unite e alcune Ong. Da alcuni anni si occupa anche di consulenza e formazione per le Pmi.

giovedì 22 Febbraio 2018

(modifica il 22 Luglio 2022, 18:56)

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 salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
6 anni fa

Apprezzando l'impegnativa opera e complimentandomi anche per l'uso corretto della preposizione semplice (“per” cucire, invece dell'errato ed abusato francesismo “da” cucire), vorrei ricordare che l'Italia non appartiene ormai più, sia socialmente che culturalmente, all'occidente…

Amedeo Strippoli
Amedeo Strippoli
6 anni fa

Non c'era bisogno di andare tanto in là, bastava svoltare l'angolo, metaforicamente parlando, per trovare il lavoro nero e la manodopera mal pagata e sfruttata: basti pensare ai lavori nelle cooperative, ai lavori su chiamata, ai call center, alle agenzie interinali. Certo non siamo ancora ai livelli del Bangladesh, dell'India, Birmania, Vietnam, ect., ma fra qualche anno, se continuiamo di questo passo, saranno i cinesi a scrivere un analogo libro sugli Italiani, o meglio quello che ne resterà.
In quanto alla coscienza, bisognava pensarci prima di promulgare la tanto acclamata globalizzazione.