Cultura

Vite sospese, tra incubo e visione: “Non sapevo che il mare fosse salato”

La Redazione
Nandino Capovilla e Betta Tusset
Gli autori del libro, Nandino Capovilla e Betta Tusset, oggi saranno ospiti della biblioteca comunale "M. R. Imbriani" a partire dalle 18
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«I libici un giorno ci hanno presi e messi in una barca, direzione sconosciuta. Non sapevo si potesse arrivare in Italia via mare. Ci hanno letteralmente lanciati dentro una barca, io e James. Circa venti in un gommone. Quattro giorni di viaggio. Niente acqua. Niente cibo. A un certo punto ho bevuto acqua di mare. Non sapevo che il mare fosse salato. Mi è partita la testa. Sono sbarcato a Siracusa. Era il 16 aprile 2015».

Suona così una delle tante voci cui si dà spazio in questo libro corale, in cui i punti di vista e le storie di Amadou, Festus, Moussa, Ousain e Mady si alternano e si affiancano alle riflessioni e alle considerazioni di Nandino Capovilla e di cinque donne, di cui una l’autrice, le quali si ritrovano pensierose e stupefatte a confrontare i loro figli allevati nel benessere a questi “figli del mare”.

«Figli del mare, arrivati dal mare, partoriti da madri il più delle volte perdute, ma mai, mai dimenticate e sempre amatissime. Figli del mare perché da esso cullati, partoriti a nuova vita, ma anche tormentati fino a morirne o vomitati su scogli inospitali e sconosciuti. Figli di un mare che non pensa al loro prima e al loro poi, ma unicamente all’approdo; un mare che li ha visti rimanere sospesi tra morte e vita, tra non vita e ignoto, tra incubo e visione».

Interrogativi e proposte, slanci e progetti si snodano in pagine delicate e tenere in cui le analisi e la denuncia mai si traducono in toni aspri e duri, ma sempre in gesti di ascolto, condivisione e autentica fraternità. Ed è proprio in questo processo di coinvolgimento profondo che con estrema naturalezza ci si ritrova ad assumere il punto di vista delle famiglie lontane, immedesimandosi in quelle altre madri, le quali «non sanno neanche se i loro figli devono pensarli in un altro Paese o in fondo al mare».

E sì, perché sanno anche loro persino nei più sperduti villaggi, al di là delle ampie distese desertiche, che il Mediterraneo, sulle cui sponde si sono formate e sviluppate millenarie e splendide civiltà, è ormai «una grande tomba liquida, in cui sono andati giù da 25mila a 30mila esseri umani, piccoli e grandi. È difficile da credere, ma purtroppo è così».

Amadou, Festus, Moussa, Ousain e Mady ce l’hanno fatta: sulla loro strada hanno incontrato qualcuno che non li ha solo genericamente chiamati profughi, migranti, rifugiati, richiedenti asilo, ma li ha guardati negli occhi, ha raccolto le loro storie e soprattutto ha imparato a chiamarli con il loro proprio nome. E allora, nonostante i ricordi angoscianti, i dolori sopportati, le angherie subite, le inevitabili incertezze sul futuro è ancora possibile “danzare alla vita tra sogni e capriole”.

E noi, cittadini di un’Europa stanca, a volte anche annoiata, dobbiamo dir loro grazie, perché, come si afferma nella prefazione, «ci permettono di aprire il nostro cuore per farci entrare dentro il mondo». In fondo è proprio vero «siamo noi che dobbiamo ancora diventare grandi, pur avendone avuto il tempo».

Gli autori Nandino Capovilla e Betta Tusset saranno ospiti della biblioteca comunale “M. R. Imbriani”, a partire dalle 18.00.

Nandino Capovilla è parroco a Marghera (Venezia), già coordinatore nazionale di Pax Christi Italia dal 2009 al 2013, è animatore del progetto “Ponti non muri” per il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese ed è responsabile del Collettivo giovani di Pax. È inoltre autore di varie pubblicazioni.

Betta Tusset, laureata in lettere moderne, è autrice del romanzo breve “Chiuditi, cerchio!”. Vive al Lido di Venezia con il marito e i tre figli.

Insieme Nandino Capovilla e Betta Tusset hanno pubblicato numerosi libri tra cui “Bocchescucite. Voci dai Territori Occupati”, “Voglia di normalità. Finestre di resistenza nonviolenta palestinese” e “Esclusi. Nelle periferie esistenziali con papa Francesco”.

L’incontro è organizzato dal Presidio del Libro e dal Punto Pace Pax Christi di Corato e si avvale della collaborazione di alcune associazioni dell’Interassociativo Rete Attiva, quali Agorà 2.0, ARCI, Centro Aperto Diamoci una Mano, Cicres e Harambé.

sabato 11 Novembre 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 1:14)

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