Cultura

Un coratino da riscoprire, Vinci Verginelli torna nel «nido natìo». Foto e video

Valeria Diaferia e Alessandra Errico
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Vinci Verginelli torna nel “nido natio”
Un «viaggio all'interno del libro» che descrive tutte le tappe importanti della vita di Vinci Verginelli
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Vinci Verginelli torna nel “nido natìo”. Mai abbandonato, almeno con il cuore. Ritorna ai coratini attraverso le voci di chi l’ha riscoperto e studiato.

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Ieri pomeriggio nell’agorà del liceo classico “Oriani”, Raffaella Leone per la Secop edizioni ha condotto un «viaggio all’interno del libro» che descrive tutte le tappe importanti della vita di Vinci Verginelli a trent'anni dalla sua morte.

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«Presentiamo oggi un uomo che ha amato la cultura classica e che su questa ha radicato poi la sua formazione, un uomo dal grande profilo» ha detto D’Ercole, in qualità di collaboratore vicario della dirigente Adduci.

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Una storia che si intravede fin dalla copertina
nLa copertina riporta una foto che, per un occhio disattento, può risultare anonima ma che invece ritrae Verginelli con Nino Rota mentre conversano al tavolo di un bar. «Questa dimensione così poco classica e così informale ci è piaciuta perché raccontava il bisogno di Vinci di intrattenersi nelle conversazioni, le idee più belle accadono mentre si chiacchiera» commenta la Leone. Il libro si chiude invece con una foto chiave della personalità dello scrittore, una immagine che rappresenta il gesto «della mano tesa verso l’altro e racconta il gesto essenziale di una vita, la relazione fondamentale con gli altri».

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La conquista di Fiume
n«Il fuoco della appartenenza, dell’amor patrio, e della voglia di partecipare» caratterizza la personalità di Vincenzo Verginelli che – appena sedicenne – raccoglie alcuni fondi dalle persone più facoltose del circondario e parte: vuole arruolarsi per partecipare all’impresa della conquista di Fiume con Gabriele D’annunzio. Di questa battaglia gli resta una ferita che lo rende claudicante. Mentre è a letto, ricoverato, riceve la visita di Gabriele D’annunzio: «il tuo nome Vincenzo lo dividiamo, diventa Vinci-Enzo, il tuo nome d’ora in poi sarà Vinci, d’ora in poi vincerai» gli disse il celeberrimo scrittore.

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Dal liceo alla Treccani passando per l’ermetismo
nTorna a Corato e, sostenuto dalla sua famiglia, riprende gli studi frequentando il liceo classico di Bitonto. Correva l’anno 1921, poco prima della maturità, durante la strada verso il liceo incontra il pastore valdese Girolamo Moggia. Vinci viene subito catturato dagli scritti che il pastore era intento a leggere: nasce qui il suo interesse, è il primo incontro con l’ermetismo che d’ora in avanti detterà le sue scelte artistiche. Collaborazione con l’enciclopedia Treccani e si trasferisce a Firenze dove si laurea con una tesi in storia dell’arte. Interpellato dall’allora Ministro della pubblica istruzione, Giovanni Gentile, scrive ben venti voci storico-artistiche pugliesi sull’enciclopedia Treccani.

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La carriera da insegnante
nA soli 23 anni inizia la sua carriera da insegnante e ritorna in quel luogo che in un componimento poetico anni dopo sarà il “nido natio”, l’Oriani di Corato. La sua carriera continua a Napoli al “Sannazzaro”, dove nel 1929 ha come allieva la figlia di Benedetto Croce, Alda. Vinci Verginelli comincia a frequentare la casa di Benedetto Croce e si innamora della figlia Elena. Purtroppo la madre destinerà Elena a sposare un‘altra personalità importante dell’epoca, Raimondo Craveri.

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La famiglia
nContinua ad insegnare ma nel liceo “Virgilio” di Roma, dove si trasferisce con tutta la famiglia dal ‘36 al ‘39. Preferisce rifiutare la possibilità di continuare ad avere una carriera scolastica di alto prestigio perché decide di occuparsi personalmente della sua famiglia, permette alle tre sorelle e ai due fratelli di fare tutti una carriera scolastica. Per fare ciò si presta al “doposcuola”: dava ripetizioni private con grandezza d’animo, con la consapevolezza che per essere utile agli altri bisogna rinunciare a una parte di se stessi e mettere da parte le proprie aspirazioni.

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Sette anni di vita persi per amore
nDal ‘38 al ‘45 Vinci è intrappolato in una storia d’amore con Serena Caprese che «lo incanta e lo strega» fino allo sfinimento. Lui stesso dirà «ho perduto sette anni di vita» perché l’amore lo aveva completamente soggiogato, un sentimento rivolto ad una donna di cui non ha mai rivelato quale fosse il vero nome.

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E poi Nino Rota
nNel 1939 incontra Nino Rota a Roma, nasce un sodalizio artistico e “di vita”. Vinci Verginelli diventerà il librettista delle opere: «a Roma stavamo sempre insieme: libri e musica. Musica e libri». Rota lo invita a vivere nella sua casa a Roma e, dopo la sua morte, anche la famiglia lo inviterà a rimanere. Importante punto di incontro tra i due artisti furono gli studi ermetici: avevano raccolto un'incredibile quantità di libri creando un vero e proprio patrimonio librario (460 libri manoscritti) catalogato minuziosamente da Verginelli solo dopo la morte di Rota. Era il suo lavoro «ragionato».

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Il testamento
nVerginelli muore il 6 dicembre del 1987. Privo di ogni bene monetario lascia ai suoi eredi il patrimonio librario – eccetto la parte ermetica donata all’accademia dei licei – e poi un pensiero d’amore e la benedizione di Dio: «i soldi – aveva scritto – li ho dati con piacere a chi ne aveva bisogno».

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Il ricordo degli alunni
nGli alunni di Verginelli hanno lasciato all’interno del libro delle interessanti testimonianze interpretate ieri da Zaccaria Gallo e Anna Mininno. «Un professore moderno, sempre a disposizione dei suoi alunni, comprensivo, sempre disponibile per una chiacchierata, o per una sigaretta anche in classe, o per mangiare: erano momenti di condivisione. Tutti elementi semplici della quotidianità, nati dal piacere dello stare insieme superando le etichette».

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Perché un libro
nA pensare al libro è stato il docente Enzo Tota. Un bisogno nato in primis da uno scritto in cui Verginelli chiama Tota «carissimo nipote». Una lettera che ha fatto nascere in lui la curiosità di scoprire quale fosse lo spessore culturale di questo «zio». Dopo la lettura dei ben sedici componimenti inseriti da Gaetano Bucci nel libro “Cor sine labe” Tota, insieme al collega Vito di Chio, ha avviato il percorso di ricerca per la stesura del libro.

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Di Chio descrive la figura di Verginelli esaminando tre passaggi fondamentali. «La sete e la sorgente». Verginelli «abbastanza presto cerca di trovare la sorgente dalla quale dissetarsi senza sottrarre nulla agli altri». E poi la trasmissione del passato: «l’amore per i testi antichi, in particolare quelli della tradizione ermetica». Infine «l’indagine di se stesso attraverso l’amore e l’armonia con i precetti religiosi».

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Un altro docente, Nicola Scardicchio, raccontando un aneddoto ha restituito la parte più “comica” di Verginelli, forse “più insolita” ma in grado di rispecchiare esattamente la sua personalità: «era l’estate del ‘42 e un ragazzo americano si diploma all’accademia di Santa Cecilia. Mi chiama il direttore dicendomi che è il primo “10 e lode” e dovevamo andare a mangiare fuori: vieni e porta pure un amico perché questo ragazzo è americano, così magari si annoia meno.

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Arrivano gli antipasti e Verginelli esclama: “ah se fossimo a Bari, a questo punto ci porterebbero i ricci”. Il ragazzo non riusciva a capire cosa fossero i ricci e noi non sapevamo come spiegarglielo. Verginelli risolse il problema: “in latino si direbbe echinus”.

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Per un certo periodo visse sotto il Colosseo concedendosi spesso lunghe passeggiate. Sotto i portici a quei tempi c’erano le signorine che si prostituivano e lo conoscevano. Lui spesso le avvisava: “attenzione che sta arrivando il buon costume”, una retata ovviamente, diventò il loro beniamino. Un giorno una di loro avvicinandosi gli disse: “mi scusi professore io mi sto appartando un attimo, non è che potrebbe tenermi i soldi?”. Da quel momento tutte le signorine per bene cominciarono ad affidarsi al “professore”».

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Così «ci abituò a non vedere solo la copertina delle persone»
nQuella di Verginelli forse fu anche una vita di solitudine. Non si lasciò andare alla fama, forse perché un’esistenza straordinaria ha bisogno anche di un profondo silenzio.

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giovedì 19 Gennaio 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 17:34)

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