«Cu a capa vasciata a cuntà i petri pi nterra». Inizia e finisce così la storia, e la vita, della giovane donna calabrese raccontata da Saverio La Ruina. La storia di una “Dissonarata” come tante altre, vittima di un amore che non esiste e schiava di una famiglia pronta a consegnarla alla morte per quella vita che gli cresce in grembo.
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“Con la testa abbassata a contare le pietre che stanno per terra”, in una stalla che diventa paradiso. E una stella, Saverio, che nasce il 25 dicembre, nello stesso giorno di Gesù.
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Ieri sera – ancora una volta – Saverio è nato in una culla speciale, fatta di pietre, persone, luci ed ombre. In larghetto Santa Maria Greca. Solo una sedia sopra un piccolo palco a fargli compagnia. Alle sue spalle un abito “vuoto”, morbido, avvolgente, delicato: è quello realizzato dall’artista argentina Hyuro per vestire un vecchio rudere del centro storico coratino. È nato per la prima volta in un «teatro di chianche» come l’ha definito Giuliano Maroccini per Lavorare Stanca, l’associazione che è stata in grado di portare Verso sud a Corato per il secondo anno.
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Lo spettacolo di ieri, doveva essere l’epilogo di Verso sud 2016. È diventato un arrivederci al 2 dicembre: i ragazzi di Lavorare stanca sono già alle prese con l’organizzazione del nuovo programma di appuntamenti grazie all’approvazione del progetto presentato – insieme al Comune di Corato – alla Regione per #InPuglia365.
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Ne ha vinti di premi Saverio La Ruina con la sua “Dissonorata”. Ieri, di sicuro, s’è portato a casa l’applauso commosso dei coratini che – in quella storia “al buio” – hanno visto accendersi una luce di speranza. E sono riusciti ad abbandonarsi alla poesia.
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