Tradizione olearia

Frantoio Lamonarca, settant’anni di qualità

La Redazione
L'inaugurazione del frantoio Lamonarca
Inaugurata la nuova sede alla presenza del sindaco Chieco, del consigliere regionale Damascelli​ e di tanti ruvesi
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Fu il capostipite “nonno Rocco” Lamonarca a creare nel 1947, esattamente 70 anni fa, il primo frantoio di famiglia. A ricordare quegli anni in bianco e nero ci pensa una grande foto che campeggia nella nuova struttura di via Galvani, inaugurata il 4 novembre in grande stile, alla presenza del sindaco Pasquale Chieco, del consigliere regionale Domenico Damascelli e di tanti, tantissimi ruvesi che hanno affollato la zona industriale per condividere questo importante traguardo.

«Ho perso mio padre quando avevo 26 anni, mio fratello Pinuccio 20 e Mario appena 18», racconta commosso il signor Francesco Lamonarca, che ha preso in mano le redini dell’attività e, grazie a una vera e propria “passione”, si è anche dedicato all’azienda vinicola, altro fiore all’occhiello dei Lamonarca, che oggi vende ben 15 milioni di litri di imbottigliato e altrettanto prodotto in cisterna e dà lavoro a circa 30 persone.

L’attività olearia, nonostante sia stata la prima a nascere, è rimasta in sordina, ma l’entusiasmo della terza generazione, composta da figli e nipoti, ha spinto la famiglia a un grande «investimento di cui siamo orgogliosi e per il quale ringraziamo i nostri genitori», dice Rocco, che porta degnamente il nome del nonno.

La nuova sede, che ha richiesto più o meno sei mesi di lavori, è già attiva, ma si partirà ufficialmente da domani. La grande sala si compone di tre linee di produzione, due per conto proprio e una per conto terzi, tutte con metodo di lavorazione a freddo (al di sotto dei 27°), per salvaguardare il bouquet aromatico e soprattutto le qualità organolettiche (polifenoli e sostanze antiossidanti) tipiche dell’oro verde di Puglia, con tutti i loro benefici per il consumatore. Le olive, ben in vista anche durante l’inaugurazione di ieri, sono rigorosamente a chilometro zero: provengono per quasi il 95% dalle campagne di Ruvo e la restante parte dalle vicine Corato e Terlizzi.

Attualmente nel frantoio sono impegnate sette unità, compresi gli amministrativi, e si produce anche olio biologico, esclusivamente sfuso, specie per la grande distribuzione. Ma «il nostro obiettivo è imbottigliare un prodotto di nicchia Made in Puglia e creare un marchio proprietario», spiega ancora Rocco Lamonarca. Un desiderio condiviso da “zio Franco”. «Sono contento di quest’opera – commenta pochi minuti prima del taglio del nastro -. I miei nipoti e le mie figlie riescono a stare bene insieme e ciò mi ha spinto a questo grande passo. Sono certo che sapranno portare avanti benissimo il lavoro e mi auguro che riescano a fare un po’ di imbottigliato.

Spero che quest’anno la raccolta vada bene. In Puglia si prevede il 45-50% in più di olive rispetto al 2016, ma siamo ancora al di sotto delle quantità di 4 o 5 anni fa».

Un aiuto potrebbe – e dovrebbe – arrivare anche dalle istituzioni, come sottolinea il consigliere regionale Domenico Damascelli, imprenditore agricolo oltre che politico, e da sempre sensibile al tema. «L’apertura di un nuovo frantoio è un segno importante, rispetto per esempio all’importazione selvaggia di olio tunisino a cui assistiamo quotidianamente e che cerchiamo di combattere. È impensabile che nei ristoranti delle nostre città si trovi olio proveniente dall’Unione europea e non il nostro prodotto che non ha eguali nel resto del mondo».

lunedì 27 Novembre 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 1:30)

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 salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
6 anni fa

!947: l'anno della mia nascita, a Milano. Ma mentre io ho imboccato, lentamente ma inesorabilmente, la china, il mio coetaneo opificio sale vigorosamente l'ascesa dello sviluppo. Il meridione, agli occhi di uno studioso, presenta due sfaccettature distinte: l'inerzia, la rassegnazione e l'assuefazione alle negatività, insite in qualche modo nel carattere del popolo autoctono, da una parte; l'intraprendenza e le ammirevoli capacità di diverse persone, dall'altra. Purtroppo le prime caratteristiche sono ancora dominanti e prova ne è, in politica, l'assenza, nel suo panorama centrale, di personaggi o partiti di spicco, locali. E' questa, in sostanza, la risposta al quesito che si pone Damascelli. Immancabile, ed anch'essa assai emblematica, la presenza del prete beneaugurante.