Come ogni anno l’Epifania non porta via solo tutte le feste ma anche i tanti coratini, giovani e non, che hanno approfittato delle vacanze natalizie per tornare nella propria terra. Le bacheche dei social network si riempiono di fotografie in stazione o in aeroporto, di «ciao Corato!», di «ci rivedremo presto». La malinconia molto spesso si fa concreta nelle case in cui restano i genitori soli, magari avanti negli anni.
Come qualche anno fa Corrado De Benedittis, docente di storia e filosofia nonché ex responsabile della Caritas cittadina, non è rimasto indifferente a questo scenario ed ha inviato alla nostra redazione la lettera aperta che di seguito pubblichiamo integralmente.
«Ho visto, ieri, che qualcuno ha riproposto su Facebook la lettera aperta che ho scritto nel 2015, un tempo ormai abbastanza distante. A dirti la verità, la ripensavo anch’io. È tutto un andare via, in queste ore. Non solo da Corato, ma dalla Puglia, dal Sud. Tre giorni fa, ho fatto un giro verso il Salento passando per Fasano, Brindisi e Lecce. In ogni bar, stessi discorsi su partenze, studi, ricerca di lavoro, insieme a baci e sorrisi di arrivederci.
Ora mi chiedo se noi che rimaniamo non stiamo anche un po’ morendo, sia perché questo tempo scorre più velocemente delle nostre capacità di stargli al passo, sia perché, diciamocelo, nulla sembra cambiare o meglio il cambiamento sembra essersene andato via. Mi sembra che tante prospettive e tanti sogni siano destinati a smarrirsi con la mia generazione e forse anche con quella dei trentenni di oggi.
Era ieri che a migliaia abbiamo marciato sull’Alta Murgia per un Parco di Pace e un’altra idea di territorio e di sviluppo; che abbiamo accolto tanti fratelli e sorelle albanesi al porto di Bari e poi anche a Corato in quel fatidico 1991; che abbiamo portato il “no” alla guerra sui balconi di tutta la città con migliaia di bandiere arcobaleno; che ci siamo organizzati raccogliendo cibi, indumenti e medicinali per l’ex Jugoslavia durante i terribili inverni di sangue a Srebenica, Mostar, Sarajevo, fino alla marcia dei 500 realizzata da Tonino Bello vescovo di Pace; che ci siamo mobilitati per le tante vertenze della nostra città: l’incubo dell’inceneritore a fine anni ’80; la speculazione edilizia che ha distrutto buona parte del Corso cittadino, la quasi totalità delle ville antiche della periferia, lo splendido giardino botanico di villa Capano; i ripetitori di Monte Ripanno; l’elettrodotto della 167 e il suo assurdo spostamento nella zona “cuscinetto” densamente abitata; la sistematica distruzione del verde pubblico fin dall’abbattimento di tutti i pini dell’estramurale (ci legammo agli alberi); la costante solidarietà con gli agricoltori in piazza per il prezzo delle olive; l’assurda localizzazione dei ripetitori di telefonia; fino ai problemi sociali che colpiscono direttamente le persone: dall’assenza di lavoro, all’emergenza sfratti, alla piaga dell’usura eccetera eccetera. A perdita di memoria.
Oggi, non mi pare che si lotti più tanto. Ci si insulta su Facebook, ma questa non è lotta, bensì decadenza. E la nuova generazione mi sembra che tenda ad andare via di qui, subito, senza neanche provare a lottare. La mia è andata via un attimo dopo. D’altro canto, come dare torto?! Abbiamo subìto sulla nostra carne e nella nostra anima la violenza arcaica di una città paternalista e campanilista che da sempre delegittima le giovanili spinte al cambiamento, all’innovazione, al capovolgimento delle prospettive.
Se resti a Corato, ti adegui cioè diventi vecchio, vecchio di potere, di guadagni, di individualismo avido, di moralismo bigotto oppure muori, muori dentro. Un vero peccato, perché anche la nostra città, come tutte le altre, ha un grande potenziale di cambiamento inespresso che se ne va sempre via con i più giovani, ragazzi e ragazze.
Oh, se solo riuscissimo a creare un corto circuito generazionale, a fare quel miracolo mai tentato di capovolgere le vecchie logiche del potere iniettando nel sistema una rigenerazione dal basso, giovanile, relativizzando noi stessi, disorientando i potenti, acquisendo consapevolezza di non essere il centro del modo, ma di avere, invece, un gran bisogno di aprirci al mondo rimettendo al centro diritti e dignità delle persone.
Invece, mentre a grandi passi si va verso le elezioni – prima le politiche e poi le amministrative – ai primi segni di cedimento di questa amministrazione comunale, si è riacceso il pettegolezzo politico fatto di invettive, ammiccamenti e mezze parole che produrrà l’indecoroso solito spettacolo di ricerca del voto ad ogni costo, pronti a spendere fiumi di soldi, per coprire il gran vuoto.
Se invece riuscissimo, insieme ed anche attraverso i social, a rompere gli schemi, a imporre una campagna elettorale a costo zero, centrata sul confronto delle idee, sul coinvolgimento generazionale, su una rivoluzione linguistica secondo codici nonviolenti, sulla capacità di rimettere al centro la Comunità come luogo condiviso di vita e che dà vita, forse faremmo tornare in tanti e tante di noi un’antica voglia di lottare e perché no magari prima o poi in molti e molte un rinnovato pensiero di tornare».
Le iniziative di poche persone a nulla portano, se il resto del popolo sta a guardare. L'annessione del sud al resto dell'Italia fu voluta da pochi esaltati, privi di ogni senso della realtà e di rispetto per il resto della popolazione: fu un errore madornale, e da allora il meridione ne paga le conseguenze. Storicamente il sud non ha mai deciso alcunché, affidandosi sempre al singolo dominante di turno, venuto sempre da fuori, non essendo esso stato mai capace di produrne uno: ora che c'è la democrazia, continua a comportarsi allo stesso modo. Mai prendersela con gli uomini di giù, ma con chi crede che bastino poche parole per farli cambiare. Occorre infatti un profondo lavorio, ma anche collaborazione da parte di chi dovrebbe cambiare. E questa manca. Anzi, si è quasi felici, che manchi.
La zapp na la vol pighiaa kiù nisciun questa è la vera e cruda realtà altro che le chiacchiere
Duole leggere questa realtà, ma allo stesso tempo serve più concretezza. coratino hanno un gran cuore e lo possono dimostrare sempre: aiutiamoci a dimostrarlo! Dobbiamo crederci con tutto noi stessi!
Bellissime riflessioni e condivisibili
A presto
Dolorosa e coraggiosa realtà espressa dal Sig. De Benedittis : “Se resti a Corato, ti adegui cioè diventi vecchio, vecchio di potere, di guadagni, di individualismo avido, di moralismo bigotto oppure muori, muori dentro.”
Molti restando a Corato per sopravvivere sono condannati al lecchinismo ostaggi della maledetta raccomandazione o eredità avuta o da ricevere .
Se non porti VOTI sei fuori da qualsiasi contatto lavorativo, se non piccoli lavoretti a nero che ci ti riesci a trovare. Se non finisce questo ricatto mafioso (clientelismo) dovremo sempre guardare fuori da questo paesucolo, per godere della meritocrazia. Qui i posti migliori (statali e para) sono in mano a veri mentecatti. E si precipita sempre più nel baratro. Alle prossime votazioni ricordatevi che quella X è davvero molto importante!!!
La lettera aperta è molto suggestiva e mi fa tornare indietro di 40 anni, quando solo 17 enne decisi mio malgrado ma consapevolmente che lo sfruttamento lavorativo che subivo era drammatico e atroce, allora con fermezza e molta autorevolezza presi la decisioni di intraprendere altre strade, ebbene dopo vari corsi fui trasferito a Bolzano dove la qualità della vita era 100 mila volte superiore a quella di Corato. Stando a Bolzano giustificavo lo sfruttamento lavorativo di Corato con il bassissimo livello di cultura, analfabetismo, il clientelismo che vigeva grazie proprio alla mancanza di cultura etc etc. Oggi dopo 40 Corato è rimasta come allora perché vigono ancora gli stessi elementi di allora, perché non c'è la volontà di cambiare, fa comodo rimanere come si era.
Tutti si lamentano, ingiustificatamente, perché ne ho avuto la prova quando nelle ultime elezioni amministrative molti cittadini hanno dato il loro importantissimo voto a persone che nel loro quartiere non si sono mai visti, a soggetti che promettevano la luna etc etc. Credo nel 2014 l'analfabetismo e la cultura sia stata abbondantemente superata se non in qualche caso eccezionale. Oggi nel leggere la lettera non dico che mi viene da ridere, perché anche se non conosco il sig. De Benedittis lo rispetto, pero mi viene da dire che non bisogna avere paura di cambiare, di denunciare coloro che dovrebbero tutelare i diritti del lavoratorei che sanno ma non agiscono. Pertanto se si vuole un cambiamento bisogna innanzitutto partire da se stessi con fermezza e dare fiducia a persone per bene.
Sarei curioso di sapere a chi darà il suo voto Vito, con la speranza, da parte sua, che cambi qualcosa. Ha mai sentito qualche politico, parlare di: “casta” da ridimensionare drasticamente? Ha mai sentito qualche politico, affermare che va abolito l'art. 67 della Costituzione? Ha mai sentito qualche politico, dire che il denaro è diviso in modo assai iniquo? Ha mai sentito qualche politico, dire che la carta moneta (il denaro contante) è la causa di tutti i mali? Mi fermo qui. Tutti fanno belle promesse, ben sapendo che nessuna di queste verrà attuata, e che la massima reazione del popolo sarà: “…figuriamoci, lo sapevamo benissimo..!”.
La parola lavoro a corato cos'è! !!!chi è andato via come me,sono quelli che non hanno accettato lo sfruttamento, non vedere mai lo stipendio il giorno o il mese giusto,non avere i diritti di un normale lavoratore……la questione è che sono passati 20 anni e non è cambiato nulla, ci sono ancora queste realtà, provate a farvi un giro nei studi di commercialisti. ..i politici poi tutti parassiti come quelli che aspettano un posto di lavoro da questi soggetti. ……
Bisognerebbe fare come un erasmus obbligatorio per tutti almeno verso il nord dove imparare ad esigere i propri diritti e fare i propri doveri entrambi nel segno della legge e della legalità.
già che si commenti in anonimo la dice lunga
purtroppo Corato non offre opportunità, è un circuito chiuso, dirò ai miei figli di andarsene altrove…a malincuore!
Oltre a tutto questo Corato è diventata una città dormitorio. I giovani 30 e 40 enni sopratutto single non hanno svaghi, stimoli. Attività sociali zero. Si è soffocati da decine e decine di sole pizzerie(adatte più per le famiglie) e bar. Nessuno cammina più a piedi escludendo la possibilità di scambiare due chiacchiere. Per vedere un po di gente in giro di deve aspettare solo la festa dl capodanno o il carnevale
La Pasqua il Natale poi tutti in letargo. Non mi ci trovo più. Ecco anche il perché molti giovani non hanno voglia di lottare di investire sulla nostra amata Corato!
…a me fa specie che a corredo di questo articolo sia stata scelta una foto della stazione ferroviaria di Corato, da cui notoriamente nessuno arriva e parte più da oltre un anno…
Il numero dei commenti agli articoli inserito in Coratolive, se messo a confronto con quello di similari giornali “on line” dei paesi vicini, sta a dimostrare una vivacità diversa in questa cittadina, una voglia di “fare” dotata di un certo spessore. Il problema è che non si riesce a trasformare tale volontà, in azioni e risultati. Vi è un lamentio continuo, ma chi querula, non è capace di presentare alcuna proposta. Purtroppo le grandi decisioni, dalle quali dipende anche il futuro della periferia, vengono prese altrove: a Roma, e coloro che le esplicano, presi da mitomania, addirittura se ne vantano, dimostrando la loro completa impreparazione ed il loro allontanamento dalla realtà. Questi stessi personaggi si appresteranno, tra un po', a fare ulteriori danni al Paese. E il Sud, guarda.
Ma chi ci voleva rimanere a Corato! Meno male che sono andato via 20 anni fa. Personalmente non vedevo l'ora di fuggire da cotanto piattume e conformismo provinciale, dove sei solo se appari. Le cose belle di Corato bastano per quei pochi giorni l'anno in cui vado a trovare la mia famiglia, e comunque ce ne sono di belle dovunque, non solo al sud