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I coratini riuniti attorno al calore della “Jò a jò”

La Redazione*
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Jò a Jò
«Quando non si ha la vista ci si rende subito conto che la cosa importante è sì vedere, ma con il cuore» ha detto Luigi d'Onofrio, presidente dell'Unione Italiana Ciechi
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Tra stand enogastronomici e musica popolare, anche quest’anno il faló di Santa Lucia ha catturato l’attenzione di grandi e piccini. Complice una serata dalle temperature miti, piazza Cesare Battisti è stata invasa da un gran numero di persone, a testimonianza del fatto che tradizioni come questa sono ancora molto sentite dalla cittadinanza.
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Un’occasione, quella del faló, per ricordare un’importante lezione: «Quando non si ha la vista ci si rende subito conto che la cosa importante è sì vedere, ma con il cuore» ha detto Luigi d’Onofrio, presidente dell’Unione Italiana Ciechi, poco prima di dare avvio ai festeggiamenti.n

L’accensione della Jò a jòn

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La serata
Dopo la benedizione solenne di Don Francesco Del Conte e l’accensione del fuoco ad opera di una socia dell’Unione Italiana Ciechi, in tanti hanno potuto gustare le prelibatezze dei vari espositori presenti, tra cui l’istituto Oriani-Tandoi e la Quadratum Culinariae Team. Numerosi sia gli stand di degustazione dei prodotti tipici, che quelli di prodotti artigianali, grazie anche alla partecipazione delle associazioni di volontariato.n

Tra caldarroste, dolci tipici, salumi e formaggi, non poteva mancare la musica: sul palco il gruppo “Luigi Palumbo & Aquarata” ha fatto ballare la piazza con musiche e danze popolari. È inoltre stato presentato presso gli stand Pro loco il calendario 2018 con protagonisti i prodotti tipici coratini.n

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Le origini
Il faló di Santa Lucia o “Jò a jò” è la manifestazione che apre il dicembre coratino da ormai 45 anni, un fuoco di grandi dimensioni per cui vengono utilizzati oltre 50 quintali di legna. Ha una duplice origine: da un lato emerge l’aspetto pagano del rito che vede il fuoco come simbolo di calore, famiglia, del focolaio domestico e della luce. Dal punto di vista religioso invece, il faló viene associato dalla tradizione a Santa Lucia, santa della luce e protettrice dei non vedenti. La tradizione dei faló è legata strettamente al solstizio d’inverno; durante questo particolare giorno il fuoco ha il compito di accompagnare gli uomini durante la notte più lunga dell’anno, scacciando le tenebre.

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*Ingrid Vernice, Giuseppe Cantatore, Francesco De Marinisn

mercoledì 13 Dicembre 2017

(modifica il 22 Luglio 2022, 22:57)

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 salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
6 anni fa

Dove vi sono questi avvenimenti, c'è educazione e rispetto. Quei pochi che “escono dal seminato”, non staranno mai nei luoghi di riunione della gente eterogenea, poiché essi amano il buio, le poche ed isolate persone dal passo guardingo ed affrettato, gli individui che loro assomigliano, per poterli “sfidare”. Ogni quindicina, nei giorni infrasettimanali (per non penalizzare ristoranti e pizzerie), si dovrebbe celebrare qualche ricorrenza del genere, inventandosi la motivazione. Si potrebbe magari riuscire in quello che, a livello nazionale, si è mancato di raggiungere: il piacere di sentirsi tutti appartenenti ad una comunità, quella di Corato, tale da far superare ogni distacco e rendere tutta la cittadinanza simile ad una grande, gioiosa famiglia. Bravi, gli organizzatori.

Vito Questo
Vito Questo
6 anni fa

Come succede da qualche anno a sta parte la festa passa in secondo piano, come tante altre, per far posto alle onnipresenti “primedonne” in vetrina. Che tristezza.

Nevius Zeta
Nevius Zeta
6 anni fa

che dolore quest'aria di festa per chi è solo, per chi non ha nessun con cui condividere questi eventi, questi giorni di festa…

 salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
6 anni fa

Solo? Con l'associazionismo, l'accoglienzialismo, il volontarismo, il parrocchismo, l'assistenzialismo (in senso buono) così elevati, è davvero difficile essere o sentirsi soli.

rosanna
rosanna
6 anni fa

Viva le tradizioni!