Vecchio liceo "Oriani"

«Ultimi fantasmi in un castello abbandonato troppo a lungo». Ricordi da ex liceale

La Redazione
Dal convento al terrazzo
«Tracce di un mondo, di una scuola che non ci sono più. Non nego di aver sofferto molto nel rivedere il mio amato liceo così malridotto» ci racconta Dino Patruno
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Per tanti una scoperta. Per molti altri un tuffo nel passato, pieno di malinconia, poesia e tristezza. Questo è stata la visita fatta ieri all’interno dell’edificio che ospitava il liceo “Oriani”.

Negli ambienti ampi e piene di crepe, abbiamo ripreso e fotografato (dal piano terra al terrazzo) l’unica lavagna rimasta, quella del laboratorio di scienze: dopo così tanti anni una formula chimica è rimasta ancora “scolpita” con il gesso bianco, sporcata dalla polvere, dagli escrementi dei colombi, dall’incuria dell’uomo. E poi il telo per le proiezioni del cineforum, ridotto ormai a brandelli. A farci notare questi “fantasmi” sono stati gli ex liceali, coloro che quel liceo l’hanno vissuto nei suoi anni migliori.

«Ho frequentato il liceo “Oriani” per due anni – ci racconta Dino Patruno – erano gli anni dell’allora ginnasio, dal 1978 al fatidico 1980. In quell’anno, a causa del terremoto, l’edificio fu gravemente lesionato e definitivamente chiuso. Da allora non avevo più varcato quella soglia. Perciò farlo ieri pomeriggio è stato molto emozionante. Ho rimesso piede nella mia scuola dopo ben 37 anni.

Le scale, le aule, i corridoi. Tutti quei luoghi, sebbene molto rovinati e abbandonati, mi hanno riportato indietro con la memoria. Ho rivisto i miei compagni d’un tempo, le care professoresse, i personaggi che animavano quegli austeri ambienti.

Il primo giorno per i ginnasiali c’era una sorta di battesimo: i liceali più grandi si schieravano ai lati della scalinata e al passaggio dei debuttanti davano pesanti colpi in testa con i libri e soprattutto con i voluminosi vocabolari di latino e greco. Così si sentiva subito il peso dello studio. Ieri quelle scale mi sono sembrate molto piccole. Scherzi della memoria. Ma mi hanno emozionato molto. Così come entrare nella mia aula. Lì ho ricordato nettamente alcuni momenti importanti: le interrogazioni, i compiti in classe e la mia prima cotta per una studentessa della sezione accanto.

Troppi ricordi, improvvisamente. Tracce di un mondo, di una scuola che non ci sono più. Ultimi fantasmi in un castello che è stato abbandonato troppo a lungo. Non nego di aver sofferto molto nel rivedere il mio amato liceo così malridotto.

Mi auguro di cuore che presto si raccolgano le opportune risorse per recuperare quello che rimane un vero e proprio pezzo di storia della nostra città. La speranza è che possa rivivere come contenitore culturale, come museo, biblioteca o laboratorio artistico permanente, per far sì che possa essere fruito da tutti noi coratini».

mercoledì 20 Settembre 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 4:14)

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