L'intervista

«Andavo verso la Rambla, ho pensato di morire»: l’incubo di una coratina a Barcellona

Marianna Lotito
Marianna Lotito
«Ero sulla Rambla
«Un secondo prima la quiete, un attimo dopo le urla. Non ho capito più nulla: correvo e suonavo ai citofoni nella speranza che qualcuno aprisse un portone in cui mettermi al riparo» racconta Claudia
1 commento 2510

«Ragazzi sto bene, momenti di panico ma sono al sicuro». È questa la prima cosa che ha sentito il bisogno di dire Claudia, scrivendola su facebook. La giovane coratina, 26enne, si trova a Barcellona. Ieri, durante l’attentato, stava percorrendo proprio la strada su cui hanno perso la vita 13 persone.

Cosa è accaduto
Intorno alle 17 un furgone è piombato su una folla di decine di cittadini e turisti lungo la Ramblas. Sull’identità delle vittime non ci sono ancora informazioni precise ma pare che fra loro ci sia anche qualche italiano. Sarebbero invece 86 i feriti, secondo la Protezione civile, di cui 15 in condizioni gravi.

Il mezzo si è mosso velocemente lungo la Rambla de Canaletes, nella parte più vicina alla grande Plaça de Catalunya, all’altezza di Carrer Bonsuccés. Ha raggiunto il mercato della Boqueria. Procedeva su una traiettoria a zig-zag per investire il maggior numero di persone possibile. Una corsa folle, lunga quasi seicento metri, tra la gente che passeggiava in tutta tranquillità.

Inoltre, durante la notte appena trascorsa, la polizia ha diramato un altro annuncio: «un nuovo attacco è stato sventato». A Cambrils, piccola città della costa iberica, è stata intercettata un’auto sulla Avenida de la Diputaciò, il lungomare. Sembra che avesse l’obiettivo di investire le persone tra i bar ancora affollati. Dopo un conflitto a fuoco violentissimo le forze speciali hanno ucciso 5 terroristi, tutti uomini che indossavano cinture esplosive.

A Barcellona per lavoro
«Lavoro per una multinazionale da circa un anno e mezzo, ci occupiamo di gestione account on line. Ho avuto il tanto sognato trasferimento a Barcellona tre mesi fa ma, ora, non vedo l’ora di tornare in Italia.

Passo sempre dalla Rambla, partendo da Plaza Catalunya fino al porto per scendere giù alla Barceloneta: é il posto turistico più ambito dai turisti. Ci vado quasi ogni giorno per staccare dal lavoro, per fare una passeggiata tra le bancarelle. Ho visto foto di morti sul mosaico di Mirò: proprio ieri ero lì con un’amica, ricordavamo quanto ci avessero fatto stare sui libri di storia dell’arte alle superiori per quell’opera. Ora non sarà più la stessa cosa».

«Ero nei pressi della Rambla»
«Stavo camminando esattamente verso la Rambla insieme a delle altre persone, avevo appena finito di lavorare. La mia fermata è la linea rossa Plaza Universitat, subito dopo quella di Plaza Catalunya. Dovevo tornare a casa ma priva volevo andare a per fare la spesa. Stavo camminando verso plaza Catalunya: alla fine della Rambla inizia Carrer de pelai, lì c’è la Orange, la mia compagnia telefonica. Avevo bisogno di una ricarica prima di arrivare e mi sono fermata.

Ho visto qualche movimento strano, ho sentito sgommate e gente che urlava e correva. Senza capire perchè ho iniziato anche io a correre all’indietro.

Un secondo prima la quiete, un attimo dopo le urla. Non ho capito più nulla: correvo e suonavo ai citofoni nella speranza che qualcuno aprisse un portone in cui mettermi al riparo.

Solo quando qualcuno ha gridato “Corre corre corre, matan, están matando, attentado” ho capito cosa stava accadendo. Ho trovato aperta l’attività di un parrucchiere che, all’improvviso, si é visto entrare almeno venti persone in lacrime e le ha accolte. Per un momento ho pensato “ecco, ci rimango secca”. Non sapevamo nulla, immaginavamo di tutto: pistole, mitra, bombe, qualsiasi cosa.

Quando ho visto la polizia fuori mi sono avvicinata e ho chiesto cosa stesse accadendo. La risposta é stata: “rimanete dentro, non sappiamo se si tratti di un pazzo o dell’Isis. Sta investendo la gente per strada”. Sono rimasta lì per un paio di ore poi ho realizzato che non potevo tornare a casa, abito a sette minuti dalla Rambla: ho avvisato la mia coinquilina e poi mi sono resa conto di avere una collega che abita a pochi metri da dove mi trovavo. Mi son detta che le vetrate del luogo in cui ero non mi avrebbero tenuta al riparo dalle pistole. Grazie a degli amici spagnoli che vivono a Madrid sono riuscita ad avere le prime informazioni su cosa stesse accadendo. Per fortuna sono riuscita a chiamare la mia mamma prima che ascoltasse dalla tv quello che stava accadendo, per tranquillizzarla.

Ad un certo punto ho visto la polizia e la gente aspettare al semaforo. Ho chiamato la mia collega grazie al WiFi, le ho chiesto di aprirmi il portone e sono arrivata da lei più in fretta che ho potuto, mi sono mossa insieme alla folla. Da quel momento non ci siamo più mosse, stiamo guardando la televisione per capire gli sviluppi della vicenda».

Ora al sicuro
«Sì, ma non ci credo ancora. Sulle nostre teste volano elicotteri di continuo, è l’unico rumore che sentiamo da oggi pomeriggio. La polizia ci dice di non uscire di casa, siamo barricati ognuno nell’abitazione del conoscente più vicino al momento dell’attacco. Molte persone del posto stanno offrendo un luogo dove dormire, ai turisti anche la possibilità di fare una doccia. C’è tanta solidarietà tra la gente».

«Dopo un’esperienza del genere la vita cambia»
«Non ho paura che accada ancora ma, in quel momento di terrore, mi son semplicemente resa conto che avrei voluto rivedere i miei. Avevo già in mente di tornare in Italia: il lavoro bello e ben pagato non vale quanto il vivere lontana dalla mia famiglia per tanto tempo.

Ora – ammette Claudia, quando l’orologio segna quasi l’una – ho bisogno di dormire, anche se non sono certa di riuscirci. Domattina a lavoro abbiamo chiesto di cambiare i turni per andare in gruppo in ufficio, a piedi o in taxi.

Intanto devo organizzare il ritorno in Italia: già da tempo ero indecisa se tornare definitivamente o meno. Amo il mio lavoro e la città splendida, ti assorbe e allo stesso tempo fa paura: può succedere di tutto. Sulla Rambla, per esempio, ci si muove come formiche: al mattino presto la percorri a passo svelto in mezz’ora, con i turisti ci vogliono oltre due ore. Anche se vuoi correre non puoi, è come stare in una processione. Oggi si sono tante vittime ma sarebero potute essere centinaia, in due minuti.

Avevo chiesto quattro giorni di ferie a metà settembre anche se l’idea di andarmene era già nella mia testa. Dopo aver vissuto questa esperienza desidero solo anticipare il volo e aggiungere il bagaglio da stiva. Penso sia arrivata l’ora di cambiare le mie priorità».

venerdì 18 Agosto 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 6:05)

Notifiche
Notifica di
guest
1 Commento
Vecchi
Nuovi Più votati
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
 "salvatore di gennaro"
"salvatore di gennaro"
6 anni fa

Il racconto di questa ragazza spinge a fare qualche considerazione: una folle politica economica anteriore all'euro che ha permesso una ricchezza fittizia dell'Italia, ed ora molti figli di quell'anomalia, specie meridionali, sono costretti ad emigrare verso il nord o fuori dalla nazione per trovare lavoro, rompendo dolorosamente l'unità della famiglia; la pericolosità del fanatismo religioso; i motivi di questo stato di tensione, e cioè, “in primis”, il non aver mai accettato, da parte degli arabi, la nascita di Israele, e poi la forzata democratizzazione di alcune zone del medio oriente e dell'Africa. Per gli idealisti, il raggiungimento della “cosiddetta” libertà, vale qualunque prezzo. Il problema si manifesta quando poi, a pagarla, sono quelli che ora non c'entrano nulla.