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Oltre il ricordo: «Realizzerò i sogni di mio figlio»

Marianna Lotito
Marianna Lotito
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«Non solo giustizia. Anche parole di luce e speranza»
Le interviste ai papà di Luciano Caterino e Francesco Ludovico Tedone e a Mons. Luigi Mansi, vescovo di Andria
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Quello di oggi non è il giorno del silenzio. È il giorno del ricordo, della tristezza, e forse anche della rabbia. Tutti sentimenti che questa mattina si respiravano a pieni polmoni, come un anno fa si faceva con la terra che si alzava dal suolo insieme agli elicotteri dei soccorritori.

C’è stato anche chi è riuscito a fare spazio alla gratitudine. «Voglio ringraziare tutti, i tanti cuori che ci hanno aiutati un anno fa, anche se non siamo riusciti a incontrarli» ha detto Francesco Caterino, papà di Luciano, uno dei due macchinisti rimasti vittima della tragedia. «Di mio figlio mi restano solo tanti bei ricordi. Francesca, un ufficiale della Polizia di Stato, ha trovato sul terreno questa tabacchiera e me l’ha restituita. Quando tornavo a casa e la vedevo capivo che Luciano era già arrivato e dovevo preparargli il pranzo. Per me averla oggi significa poter credere la stessa cosa, che Luciano c’è, non va mai via».

E poi chi continua a «coltivare i sogni spezzati». Quelli di Francesco Ludovico Tedone erano tanti: «avrei bisogno di molto tempo per raccontarli tutti – ha detto suo padre, Vincenzo -. Era pieno di gioia di vivere, sapeva cosa voleva dalla vita. Era un cittadino del mondo, aveva già viaggiato molto, in Europa e in Giappone. Voleva portare un pizzico di civiltà in più dalle nostre parti, perciò stiamo cercando di assecondare le sue volontà, speriamo che il territorio ci sia vicino.

Per Francesco non posso fare più nulla ma a tanti altri ragazzi, tanti altri figli, posso ancora dare l’amore che avrei voluto continuare a dare a lui. Abbiamo costituito una associazione a lui dedicata che si impegnerà soprattutto in ambito culturale e sportivo. Il terreno su cui poter realizzare il progetto già c’è, speriamo di farcela. Se Francesco, con la sua intelligenza, si è innamorato di quella cultura significa che deve avere qualcosa di speciale. Per questo vogliamo riuscire a portare qui dei ragazzi giapponesi, per conoscere il loro modo di essere».

Insieme alle famiglie delle vittime, tra gli ulivi, questa mattina c’era il vescovo di Andria. Mons. Luigi Mansi, avvicinato dai giornalisti, ha anticipato quelli che saranno i pensieri di questa sera. Per l’omelia della messa di suffragio che celebrerà ad Andria attingerà «dal Vangelo del Signore parole di consolazione, di luce e di speranza». Una scelta precisa: «è in corso una inchiesta giudiziaria e non mi posso permettere di dare giudizi e sentenze che non mi competono. Mi auguro che il corso della giustizia raggiunga risultati dignitosi per tutti».

Quando gli si chiede dove trovare la forza per andare avanti, la risposta è una sola: «la fede e la preghiera per me restano l’unica possibilità per affrontare questa situazione. Pur nella tragedia inspiegabile c’è un oltre che è l’amore di Dio che ci accoglie tutti. La forza può venire anche dal fatto che la giustizia si compia ma, anche questo, non permetterebbe ai nostri cari di tornare qui con noi».

mercoledì 12 Luglio 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 7:42)

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