E fu così che a Corato le vecchie valige – e non solo – diventarono radio.
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«Quando avevo vent’anni volevo portare la musica sempre con me, dove non c’erano prese di corrente. In spiaggia, per esempio». Non una distesa di sabbia qualunque, quella di Corfù. È da lì infatti che arriva Yannis, oggi 47enne, coratino d’azione ormai da dieci anni.
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Il «re Mida delle radio»
nSe re Mida doveva ringraziare Dioniso per la capacità che gli aveva donato di trasformare in oro tutto ciò che toccava, Yannis può dare conto solo alla sua fantasia. Con la semplicità e l’onesta degli artisti migliori, confessa: «girovagando su internet ho visto delle immagini di un americano che realizza radio simili a quelle che costruisco io, perciò non posso dire che sia una mia idea».
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Il suo prima di tutto è un hobby: «non sono uno attaccato agli oggetti che creo, mi diverto a realizzare le radio, è quello che mi piace. Una volta pronte molto spesso le regalo, oppure le porto in giro con me tra un festival di musica e l’altro».
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Valige e non solo
n«Se da un lato le valige sono la base di partenza più comoda dall’altro ci sono le sfide più divertenti» racconta Yannis. «Per esempio le conchiglie o i vecchi pneumatici» dice mostrandoci le immagini che proponiamo nella galleria fotografica. Tutto, o quasi, può andare bene per creare una radio: «l’importante è che ci sia lo spazio per inserire l’amplificatore, le casse acustiche».
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Oltre ai vecchi bauli ci sono gli oggetti più particolari: «la copertura di una antica macchina da cucire Singer, per esempio, venduta ad un signore che vive a Roma. E poi le custodie degli strumenti musicali, delle chitarre o dei violini. O ancora un piccolo frigorifero giallo ed anche un violoncello che ormai non era più in grado di suonare: gli ho tolto la parte anteriore, l’ho sostituita con una stoffa degli anni ’60 e gli ho dato nuova vita. Ho realizzato una radio anche utilizzando un violino, uno dei pezzi a cui sono più legato».
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Collezione “Reloud”
nNon è un marchio registrato ma “la firma” di Yannis sulle sue creazioni. «Ho pensato al nome “Reloud” – racconta – ho provato a “disegnarlo” e poi sono andato da un mio amico grafico. Così è nato il logo che riproduco sulle mie radio».
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Un “nome” che porta con se un significato particolare: «è una parola composta da “re” e “loud”, a volte mi limito a scrivere anche solo “Re”. In italiano già bastano queste due lettere, con sopra una piccola corona, a chiarire il significato.
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E poi mi fa pensare al riciclo, quello che da nuova vita agli oggetti che altrimenti sarebbero solo rifiuti. “Loud” invece, in inglese, significa “forte”: le mie radio sono, diciamo così, “due volte forti”. Il suono va cercato in ogni oggetto, più duro è il materiale – e quindi più forte – migliore sarà la sua capacità di far ascoltare la buona musica».
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Un successo inaspettato
nIn nove mesi Yannis ha venduto circa 40 radio, la prima in Ungheria, nel 2016. Quello che conta non è il guadagno ma il divertimento che nasce dalla creazione: «il costo principale che devo sostenere per realizzare una radio deriva dalle parti meccaniche. Una delle radio “Reloud” può costare dai 160 fino ai 200 euro, dipende.
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Uso sempre materiale elettrico di qualità, mai cineserie. Adatto sia la tecnologia bluetooth, che mi permette di amplificare la musica gestendola attraverso un semplice telefonino, che il lettore di pen drive o ancora il classico attacco con il cavo. In spiaggia usavo i pannelli fotovoltaici, ora mi vengono in aiuto le batterie ricaricabili.
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L’oggetto da riciclare mi può capitare di trovarlo o comprarlo. Altre volte invece sono i miei amici che mi portano un loro ricordo e mi chiedono di “trasformarlo” in radio. Questo mi dà ancora più soddisfazione perché il legame affettivo con quell’oggetto non ha prezzo».
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