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“L’uomo dei limoni” che lasciò 80 milioni di lire all’ospedale di Milano. La storia di Giuseppe De Palo

Marianna Lotito
Marianna Lotito
Il ritratto esposto nel corridoio della Direzione di Palazzo Uffici
Il racconto di chi l'ha conosciuto: «era molto famoso tra noi studenti - dice Stefano - si diceva che acquistare un limone portasse fortuna agli esami, e io lo confermo»
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A volte i limoni portano fortuna. O almeno così dicono gli studenti che negli anni Settanta frequentavano la facoltà di medicina al Policlinico di Milano. Lo affermano perché ogni giorno, andando a lezione negli anni '70, incontravano Giuseppe De Palo, un coratino nato nel 1911 che per loro è diventato “l’uomo dei limoni”.

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«Era molto famoso tra noi studenti – ci racconta Stefano – per vendere i suoi agrumi stazionava al mattino davanti all'Università Statale di via Festa del Perdono e al pomeriggio, durante l'orario di visite, davanti al vicino Policlinico. Si diceva che acquistare un limone portasse fortuna agli esami, e io lo confermo». Li si poteva acquistare per 50 lire l'uno, molti gli lasciavano qualche moneta senza nemmeno prendere i limoni.

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I limoni hanno “portato fortuna” anche a Giuseppe De Palo
nI limoni hanno aiutato De Palo a mettere da parte una notevole somma di denaro che oggi gli consente di essere annoverato tra i grandi benefattori del «cà granda», l'ospedale Maggiore del capoluogo lombardo: alla sua morte lasciò in eredità 80milioni di lire. A lui è stato dedicato un ritratto a figura intera e il prefabbricato che ospita l’area di degenza di chirurgia vascolare e di traumatologia della Fondazione Ca’ Granda.

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Ed è per questo che oggi, la sua storia, torna nel paese da cui è partito quando ancora non era maggiorenne. Parlando delle «ragioni per investire sul futuro di Milano» Ferruccio de Bortoli ha citato Giuseppe De Palo sulle pagine di economia del Corriere della sera: è tra «le formiche, non solo milanesi ma di tutto il Paese» definite «laboriose e previdenti».

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La storia di Giuseppe De Palo
nMentre a Milano “l’uomo dei limoni” è “un volto noto”, a Corato lo ricordano solo i suoi nipoti. Ce lo conferma uno di loro, Michele De Palo: «era il fratello di mio padre, Nicola. È partito a 17 anni e abbiamo pochi ricordi di lui, era molto taciturno.

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Ha pensato di tornare a vivere qui ormai da anziano ma dopo essersi fermato in una struttura della nostra città ha pensato di tornare a Milano: qui la vita era troppo diversa». Forse una sfortuna per Corato.

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Rientrato a Milano, bisognoso di assistenza medica, Giuseppe è andato a vivere in una pensione l’Alloggio Cortesi, in un palazzo Liberty di viale Monte Nero. «Pagava 100mila lire al mese, per una stanza pulita e un piatto di minestra – si legge sul blog del Policlinico -.

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Non aveva moglie, né figli, né amici, né gatti. Aveva soltanto il suo libretto di risparmio: ogni otto-dieci giorni si recava all’agenzia della Banca Commerciale, in via Francesco Sforza, e consegnava un sacchetto di monete. Si sentiva un signore. Aprì un altro libretto di risparmio, per l’argent de poche, in una banca vicina alla pensione».

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Nel febbraio del ’78 fu ricoverato nel reparto neurochirurgia. Ci rimase qualche giorno, poi scappò e svenne in strada. La titolare della pensione lo trovò riverso in viale Regina Margherita e riportò in ospedale.

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«Nei suoi ultimi giorni di vita, cominciò a parlare del libretto di banca e del lascito: morì il 13 aprile coccolato da tutto il Policlinico. Nella cassetta di sicurezza fu trovato il suo testamento e il libretto con 79 milioni di lire. Un altro milione era sul libretto di viale Monte Nero» ricordano sul blog. Tutto il suo patrimonio è andato al Ca’ Granda.

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Un suo ritratto a figura intera – ultimato nel 1986 da Francesco Tabusso – attualmente esposto nel corridoio della Direzione di Palazzo Uffici, lo rende ancora protagonista della storia del Policlinico. Con il suo essere umile, ma dignitoso.

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Oggi si è guadagnato un posto tra le sagome di quel “popolo di formiche” di cui scriveva Tommaso Fiore.

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mercoledì 30 Novembre 2016

(modifica il 23 Luglio 2022, 20:58)

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G.piero
G.piero
1 anno fa

Studiavo alla Statale in quel periodo e pertanto incontravo “l’omino dei limoni” quasi tutti i giorni. Il dipinto esposto alla quadreria dei benefattori dell’ospedale non gli assomiglia per niente. Era benvoluto dagli studenti, ai quali offriva i suoi limoni e parole di speranza quando dovevano sostenere gli esami. “Non ti preoccupare -diceva- andrà tutto bene”. Non penso che a lui interessassero i soldi, quanto la capacità dI chi incontrava di darsi agli altri, al prossimo. Così interpretava il gesto di chi gli offriva una moneta. Penso abitasse in un palazzo disabitato, occupato dagli studenti, in via Festa del Perdono, difronte alla Statale.