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Medea “accende un lume” per le schiave del sesso. Le foto

La Redazione*
Medea sulla Statale
Sbagliamo a pensare che si venga da lontano per vendere il proprio corpo. Per fortuna però, tra le coratine vittime di situazioni di disagio culturale e sociale c'è anche chi riesce a venirne fuori, seppur con fatica
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Ha acceso un lume sulla tratta, nel sud Italia e a Corato. Questo è stato in grado di fare “Terre promesse. Tu non conosci il sud”, la rassegna del Teatro dei Borgia e dell’omonima associazione.

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Si parte dal teatro, con “Medea sulla statale”
nÈ la storia di una donna che ha alle spalle tanti sogni ma anche “l'amore” di un uomo che invece di proteggerla e ricambiarla l'ha buttata in strada a prostituirsi.

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Uno spettacolo che – a bordo di un furgone – cambia location in ogni città in cui viene rappresentato. Cerca i luoghi in cui ci sono roulotte, ombrelloni, furgoni, fuochi, luoghi di avvicinamento, di contrattazione e infine di sfruttamento. A Corato la cornice è la ex statale 98. Chanel, nome d’arte di una giovane prostituta lituana, accompagna gli spettatori alla ricerca di altre Medea.

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Spente le luci della ribalta resta un lume, protagonista insieme all’attrice Elena Cotugno dell’originale spettacolo. È il simbolo di flebile speranza di poter ritrovare il diritto alla libertà e alla vita che, intanto, “fa luce” sulla condizione di Chanel.

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Sul furgoncino ci sono solo sette posti per gli spettatori, tutto esaurito assicurato per ogni replica. Chi assiste allo spettacolo si sente parte di esso, immerso nello scorcio di vita rappresentato. Impossibile restare indifferenti agli occhi che Elena Cotugno presta a Chanel: lasciano un segno indelebile.

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Si arriva al talk, “Il Sud e la tratta”
nDietro l’angolo di casa
. Sbagliamo a pensare che si venga da lontano per vendere il proprio corpo. Una comunità semiresidenziale come "Il Girasole" può dare testimonianza di donne coratine indotte alla prostituzione dai loro padri. «Per fortuna è una storia a lieto fine quella che posso condividere con voi oggi – ha detto giovedì sera Mariella Caterina del “Girasole” – Tra le coratine vittime di situazioni di disagio culturale e sociale c’è anche chi riesce a venirne fuori, seppur con fatica.

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È accaduto ad una giovanissima: suo padre non riusciva a provvedere ai bisogni primari della famiglia e per farlo “barattava” il corpo di sua figlia. Grazie alla collaborazione tra la nostra cooperativa e i servizi sociali oggi la ragazza è diventata una giovane donna libera di vivere la sua vita».

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Accade tutto “dietro l’angolo” delle nostre case. «Ci occupiamo di sostenere i nostri utenti sotto il profilo sanitario. Arriva da noi anche chi ha avuto problemi di interruzione di gravidanza, indotta e/o spontanea. Ci confrontiamo con chi vive gravi problemi fisici a causa della dipendenza da droghe e ritmi di vita sregolati» conferma Ghita Di Gioia dalla stessa comunità.

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Costrizione o scelta. Come referente del progetto "Anti – tratta" della Comunità Oasi 2 San Francesco, Ilaria Chiapperino ha fatto una raccomandazione: «corriamo il rischio di stigmatizzare le situazioni e le persone. il Gestendo il servizio di unità mobile ci siamo resi conto di quanto sia necessario distinguere tra prostituta e prostituita, tra colei che volontariamente decide di vendere il proprio corpo e chi è indotta a farlo con la forza.

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Nel secondo caso la donna, oltre a trovarsi senza libertà, perde anche la possibilità di accedere a qualsiasi tipo di servizio perché vittima di una vera e propria forma di schiavitù».

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«Per poter lavorare bene – ha aggiunto Lucia Polidori di "Rete Primo Marzo" – bisogna mettere al centro la “persona”. L’assistente sociale non deve essere visto ne deve agire come un portatore di passione caritatevole. La sensibilità di chi opera in questi campi si costruisce e analizzata giorno per giorno con un obiettivo preciso: difendere i diritti di chi ci chiede aiuto. Non potrebbe essere definita civile una società che crea differenza piuttosto che puntare all’integrazione e alla difesa dell’essere umano. Qualunque sia la sua nazionalità, religione o colore della pelle».

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Un coro di associazioni “accende un faro”. È questo il «motivo per cui dire grazie a quanti sono intervenuti nel talk pensato per “Terre promesse. Tu non conosci il sud” – ha concluso Elena Cotugno – Io ho scelto di utilizzare il teatro per affrontare questo tema ma, grazie alle voci che abbiamo ascoltato, ci siamo arricchiti tutti del confronto con chi concretamente ogni giorno ci confronta con la realtà fatta di storie vere».

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*con la collaborazione di Alessandra Errico

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venerdì 25 Novembre 2016

(modifica il 23 Luglio 2022, 21:14)

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salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
7 anni fa

Sembra un articolo degli anni ’50, quando ancora si usava il “tam tam” per scambiarsi le informazioni sul tipo di vita che si andava ad affrontare. La prostituzione dilagante e tutte le altre “anomalie” sociali emerse nelle ultime e penultime decadi (droga, ludopatia, abusivismo edilizio, invasioni massicce di stranieri “senza arte né parte”, divertimenti “rumorosi”, alcol, assenteismo o inettitudine in un certo “tipo” di lavoro, sporcizia, indisciplina), sono ormai fuori controllo, e togliere l’equilibrio instabile (ora a favore di esse) per cercare di far tornare la situazione nella quasi normalità, significa andare incontro a sonori fallimenti o, in alcuni casi, a pericoli sulla propria vita. I cambiamenti devono avvenire assai lentamente, come la “gutta quae cavat lapidem”. Ma sempre cominciando dall’alto, dando esempio di correttezza. E qui “casca l’asino”, assieme alle braccia…